LA FOTOGRAFA DEGLI EMARGINATI

DIANE ARBUS LA FOTOGRAFA DEGLI EMARGINATI

 «Vedo qualcosa che sembra meraviglioso; vedo la divinità nelle cose quotidiane»

Queste le parole di una delle fotografe più interessanti ed enigmatiche del XXI secolo.

Diane Arbus classe 1923, iniziò il suo percorso fotografico affiancandosi al marito Allan Arbus nei servizi fotografici di moda. Contesto nel quale Diane si sentiva inadeguata e limitata. Durante gli anni’50 prese lezione da Berenice Abbot, fotografa nota per i sui ritratti, di lì a pochi anni la società con il marito la Diane & Allan Arbus si sciolse, e lei iniziò ad andare in giro per le strade newyorchesi con la macchinetta appesa al collo.

Diane Arbus la fotografa degli emarginati

L’intenzione alla base delle sue fotografie era quello di dare libero sfogo alla diversità, grazie alle lezioni di Lisette Model riuscì a sentirsi libera di descrivere la realtà che voleva.

In pochissimo tempo i soggetti delle sue fotografie cambiarono radicalmente, dalle modelle di alta moda passò a personaggi che appartenevano alla strada.

Per rendere le sue fotografie autentiche e senza filtri iniziò ad utilizzare il flash diretto. Tale tecnica le permetteva di lasciar emergere la brutalità, l’ignoranza e le banalità nascoste di ogni soggetto immortalato.

Il suo scatto più celebre

Uno dei suoi più celebri scatti risale al 1962 dal titolo Child with a toy hand Grenade in Central Park.

La stessa Diane ricorda che

«Il ragazzo era fermo, mentre io gli giravo intorno per cercare l’angolo giusto. Poco dopo il ragazzo divenne impaziente, creando in quel momento l’espressione ritratta nella foto… che faceva trasparire l’indisposizione che sommata alla granata era un ritratto della violenza»

Il ragazzo nella fotografia era Collin Wood, figlio del campione di tennis Sidney Wood, il quale in un’intervista anni dopo affermò che la Arbus riuscì a percepire la sua infelicità riuscendo ad imprimerla sulla pellicola fotografica.


La realtà descritta nelle sue fotografie

La realtà raccontata da Diane Arbus è vera, cruda, senza filtri alle volte stridente.

La sua attenzione era rivolte verso tutti coloro che venivano scansati ed emarginati dalla società occidentale. Questo suo fascino dei confronti del “brutto” le costò l’appellativo della fotografa dei mosti (Freaks)

Come lei stessa affermò:

«Tu vedi una persona per la strada, e la cosa fondamentale che noti è il suo difetto»

È proprio nel difetto che Diane vedeva l’autenticità e vi ritrovava qualcosa di puro e famigliare.

La critica affermò che il miglior talento della Arbus era di rendere familiari le cose strane e rendere strane le cose familiari.

 

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